Alitalia/Ita: sta partendo l’attacco contro il settore dell’Handling

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Ne parliamo con Gianluca Longo, operaio Alitalia, attivista della Cub e tra i membri costituenti del Comitato Tutti A Bordo.

Dopo il 15 ottobre, con il decollo di Ita, migliaia di lavoratori e lavoratrici ex Alitalia sono rimasti senza lavoro e con pesanti ritardi nel pagamento degli ammortizzatori sociali, generando gravi danni ad un reddito che nei fatti non viene garantito. Gianluca ci puoi spiegare che impatto sociale ha rappresentato la partenza di Ita e chi consideri tra i principali responsabili di questa macelleria sociale?

Ita ha sancito la svendita del trasporto aereo italiano e lo smembramento di Alitalia, dando di fatto avvio a migliaia di licenziati diretti e nell’indotto: il decollo di Ita ha lasciato da subito a casa circa 4000 lavoratori e lavoratrici del comparto volo (piloti e assistenti di volo), altra cosa grave, è che questa nano-compagnia controllata al 100% dallo Stato italiano, non abbia aderito da subito al Ccnl del trasporto aereo, ma si sia dotata di un regolamento aziendale che prevedeva tagli salariale fino al 40% degli stipendi; inoltre le assunzioni sono avvenute tramite una piattaforma esterna priva di criteri oggettivi, addirittura discriminando donne tra 35 e 50 anni, fascia più caratterizzata da esigenze di cura dei figli e dei familiari a carico non autosufficienti (l.104). 

A mio avviso i colpevoli di questa macelleria sociale sono da ricercare tra tutti i partiti politici di governo che si sono avvicendati nella gestione di Alitalia negli ultimi 15 anni, e soprattutto nel governo attualmente in carica (Draghi), che ha approvato decreti ad hoc per cancellare le tutele occupazionali, normative e salariali dei lavoratori Alitalia. Infine tra i colpevoli non possiamo esimerci dal menzionare le burocrazie sindacali confederali, che hanno anteposto i loro interessi di bottega di fronte a quelli dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il comparto.

Proprio in questi giorni sta entrando nel vivo la cessione del ramo Handling che, per quanto riguarda l’aeroporto di Fiumicino, ha visto come  affidatario del bando la società Swissport. E’ già giunta una proposta da parte della multinazionale elvetica e sono iniziati i primi incontri sindacali, ci puoi spiegare a cosa si sta andando incontro?

In questi giorni si è venuti a conoscenza di una lettera di Swissport rivolta alle organizzazioni sindacali, dove si comunica l’intenzione – da parte della multinazionale – di rilevare le attività di Handling di Alitalia in a.s. e di essere disponibile ad assumere 1451 lavoratori su un organico attuale di di 2451 unità: cioè un taglio netto di 1000 dipendenti. Le indiscrezioni lasciano intendere che probabilmente la consultazione sindacale si baserà sull’impegno ad assumere il numero maggiore di lavoratori, però a fronte di pesanti tagli normativi e salariali in cui le parole chiave saranno maggiore produttività attraverso flessibilità, polivalenza e precarietà. Anche in questo passaggio saranno molti i lavoratori e le lavoratrici che perderanno il posto di lavoro e per chi rimarrà a lavorare peggioreranno decisamente le condizioni di lavoro.     

I’8 giugno è previsto uno sciopero indetto dalla Cub trasporti e sostenuto dal comitato Tutti A Bordo che ancora si sta battendo contro le societarizzazioni e la privatizzazione di Ita. Siete ancora convinti che per salvare il settore aereo bisogna rivisitare nel suo complesso il piano Ita e ciò che rappresenta?

Con lo sciopero dell’8 giugno, ribadiamo la netta contrarietà all’imminente privatizzazione di Ita e alla svendita della manutenzione e dell’Handling. Crediamo che il piano Ita vada completamente riscritto perché solo attraverso un vero progetto di rilancio – gestito direttamente dai lavoratori – con l’introduzione di tratte a lungo raggio e con un aumento considerevole di aeromobili, si potrà ottenere uno sviluppo occupazionale e garantire quei flussi turistici di cui un Paese come l’Italia ha bisogno.

Come Fronte di Lotta No Austerity da sempre sosteniamo e ci facciamo promotori dell’unità tra le lotte e come comitato Tutti A Bordo ne avete fatto un vostro modus operandi. Pensi che sia la giusta tattica da utilizzare per rispondere agli attacchi che stiamo subendo come lavoratori e lavoratrici?

Solo unendo le lotte ci si può contrapporre a questo sistema basato sullo sfruttamento. Fare un fronte unico è il modo migliore per ribaltare i rapporti di forza tra le classi. I temi del lavoro, della scuola, della sanità, delle discriminazioni e dell’emergenza climatica vanno affrontati unitariamente perché il nemico da combattere è il medesimo: il sistema capitalistico!