Report assemblea nazionale del Fronte di Lotta No Austerity

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Domenica 21 marzo si è svolta l’assemblea nazionale organizzata dal Fronte di Lotta No Austerity: “A un anno dagli scioperi di marzo, costruiamo l’opposizione al governo Draghi”, questo è il titolo, ma anche il tema, su cui si sono confrontate molte tra le realtà intervenute tra le oltre 60 in collegamento. 

Le relazioni introduttive

L’elenco delle relatrici e dei relatori annunciati in locandina comprendeva: Daniele Cofani, operaio Alitalia Cub trasporti; Eliana Como, portavoce Riconquistiamo tutto opposizione in Cgil; Rosetta Ferra, lavoratrice Almaviva rsu Fiom; Giovanna Lo Presti, portavoce Cub scuola; Roberto Tiberio, operaio Stellantis Slai-Cobas; Lino Gatti, operaio IMP rsu Fiom. 

Si sono poi aggiunte le relazioni di Moira Aloisio delle Donne in Lotta e Fabrizio Mineo del Fronte comunista. Coordinava il dibattito Diego Bossi, operaio Pirelli e membro del gruppo operativo nazionale del FLNA.

Daniele Cofani ha aperto l’assemblea ricordando i grandi scioperi spontanei di marzo 2020 degli operai a difesa della loro salute e vita e contro i criminali protocolli di sicurezza siglati dalle direzioni dei sindacati confederali e Confindustria, evidenziando il ruolo del governo al servizio della grande borghesia a tutela dei loro profitti, mettendo i lavoratori in piena pandemia nelle condizioni di scegliere se morire di fame o di Covid-19. Ricorda anche come quelle giornate di mobilitazione salvarono la vita di migliaia di lavoratrici e lavoratori, nonostante il perpetrato tentativo del governo di non fermare la produzione e la compravendita, che oggi ci fa contare milioni di infettati e più di 100 mila morti. Daniele afferma inoltre che nulla è cambiato con il governo Draghi sia in termini di sussidi economici per lavoratori, precari e disoccupati – soprattutto le categorie doppiamente oppresse – ma anche in termini sanitari dove si è ancora ben lontani da una reale e diffusa campagna vaccinale. Termina il suo intervento parlando della vertenza Alitalia e della grande lotta che ha ripreso animo, che lo vede tra i protagonisti, contro un piano di smantellamento e licenziamenti imposto dalla Comunità europea ma condiviso dai precedenti governi compreso quello Draghi e fa appello all’unità dello lotte che sono in corso nei vari settori, tra cui quelle contro il maschilismo e razzismo, per un reale fronte unico di lotta contro il governi Draghi e contro questo sistema, per una società senza più oppressioni e sfruttamento.

Eliana Como ha ricordato che nel marzo dello scorso anno, in Lombardia, l’epidemia si è trasformata in catastrofe, anche per i tagli più che decennali alla sanità. A differenza di quel che dice Draghi lo Stato non c’è e non c’era: non c’erano mascherine e questo in una delle zone più ricche di uno dei Paesi più ricchi. Fu una decisione sciagurata quella di non chiudere le fabbriche e le attività commerciali. E anche oggi non vi sono sistemi adeguati di protezione per i lavoratori nei luoghi di lavoro. Per Eliana oggi l’apertura delle scuole rimane una delle priorità.

Rosetta Ferra  ha ricordato che Almaviva è tra le più grandi aziende di call centers del Paese, famosa per avere licenziato 1666 persone nel corso di una dura battaglia dove le Rsu rifiutarono l’ennesimo accordo al ribasso. Eppure il sito è ancora aperto, perché dopo pochi mesi Almaviva riuscì ad aggiudicarsi un appalto pubblico (come la maggior parte di quelli che ha) con GSE.

Rosetta ha poi ripercorso gli anni duri di lotte e vertenze che hanno dovuto affrontare; anni dove grazie a un nucleo combattivo organizzato con la FIOM, assolutamente non disposto a barattare le conquiste strappate in precedenza, i dipendenti GSE sono riusciti a farsi rispettare. Un’ulteriore sfida, ovviamente, è stata rappresentata dal Covid e si è conclusa con l’ottenimento da parte dei lavoratori di ciò  che chiedevano, dopo un lungo e duro sciopero .

Questa è una lotta che è viva e continuerà finché non ci sarà giustizia. Una lotta fatta di tanta solidarietà data e ricevuta da parte dei lavoratori. Una lotta al femminile in quanto la intera rsu è donna così come la maggior parte degli operatori. Una lotta, insomma, che coniuga gli ideali più atavici del sindacalismo con le lotte più attuali.

Giovanna Lo Presti ha fatto un’ampia disamina, corredata dalle statistiche, della drammatica situazione in cui versa la scuola italiana. I dati fotografano una lunga assenza di investimenti dello Stato in questo settore. Gli stipendi da fame conducono molte famiglie di insegnanti sotto la soglia di povertà; Il livello di precariato supera il 20%; l’età media degli insegnanti è superiore ai 50 anni. Il personale è per la maggior parte costituito da donne. Contemporaneamente Giovanna segnala che il personale scolastico ha fatto molto poco per combattere queste politiche e lo sciopero del 25 settembre ha avuto un esito modesto, con un livello di partecipazione attorno all’1%. Si è difatti creato, all’interno della scuola un vasto fronte di lavoratori che pretendono di aprire la scuola in sicurezza. Non esiste apertura in sicurezza delle scuole e lo slogan delle burocrazie sindacali, che hanno peraltro firmato protocolli vergognosi, ha avallato l’idea che si debba perseguire la logica di anteporre i profitti alla vita e alla salute dei lavoratori e degli studenti. La chiusura delle scuole poteva essere l’occasione per investire sull’edilizia scolastica, visto il numero elevato di edifici a rischio sismico. Purtroppo si è creato un movimento (Priorità alla scuola) che più che definire retrogrado va definito reazionario (e al quale si sono accodati purtroppo anche alcuni sindacati di base).

Roberto Tiberio ha ricordato che mentre la pandemia ha prodotto un forte aggravamento delle condizioni della classe lavoratrice, le multinazionali hanno approfittato della situazione per incrementare i loro profitti. Lo sciopero del 17 marzo dello scorso anno in Sevel è stato un momento importante di ripresa della coscienza di classe degli operai, che però, per l’azione delle burocrazie sindacali, vivono oggi uno stato di profonda rassegnazione. Per Roberto il lavoro principale da fare è ricostruire la coscienza comune delle masse popolari, poiché questo sistema non può essere cambiato dall’interno del sistema parlamentare e serve una forza esterna per cambiare le cose.

Lino Gatti ha ricordato il numero elevato di contagiati nella zona manifatturiera di Brescia. Ha inoltre ricordato lo sciopero di 3 giorni degli operai che si battevano contro l’assenza delle misure di sicurezza, denunciando il comportamento di alcune organizzazioni sindacali che proclamarono lo sciopero quando le fabbriche erano già chiuse. Secondo Lino i protocolli firmati dai Confederali sono una vergogna e hanno prodotto un enorme incremento dei contagi; peraltro non servono a nulla essendo impossibile il distanziamento nelle fabbriche. Oggi i padroni spingono perché si usino le fabbriche per vaccinare gli operai, ma questo è pericolosissimo, mancando le condizioni igieniche per poter effettuare le vaccinazioni in fabbrica. È inoltre vergognoso che non si vaccinino prima le categorie più fragili e si punti a vaccinare prima gli operai per far continuare la produzione.

Subito dopo le relazioni iniziali c’è stato l’intervento delle Donne in Lotta. 

Moira Aloisio ha fatto una valutazione dell’anno appena trascorso da un punto di vista di genere. Le donne hanno pagato il prezzo più alto, sotto tutti gli aspetti. Dal punto di vista sanitario, sono state più esposte al contagio, in quanto costituiscono la maggior parte della forza lavoro nei settori più a rischio (settore sanitario e sociosanitario, scuola, commercio…) e svolgono attività a diretto contatto con l’utenza; i dati INAIL parlano di 7 donne su 10 persone contagiate.

Dal punto di vista economico, la disoccupazione dovuta alla pandemia riguarda essenzialmente il lavoro femminile, perché tra le donne sono più diffuse le forme di lavoro precario, informale, a termine, ecc. che non hanno potuto giovarsi del blocco dei licenziamenti che ha tutelato, almeno temporaneamente, le forme di lavoro più stabili. A ciò si deve aggiungere il fatto che la chiusura delle scuole e dei centri di assistenza, indispensabile per limitare i contagi, ha scaricato sulle spalle delle donne tutte le inefficienze del welfare, rendendo impossibile la conciliazione tra la vita familiare e l’attività lavorativa. Anche chi ha avuto la “fortuna” di lavorare da casa, ha dovuto destreggiarsi tra il lavoro domestico e quello retribuito.

Dal punto di vista sociale, la pandemia ha determinato un aumento delle violenze domestiche, a causa della convivenza forzata. Infine, le donne hanno visto minacciati anche quei diritti che sembravano conquistati, come il diritto di aborto, che in questi mesi è diventato quasi impossibile. L’interruzione di gravidanza, infatti, non è stata considerata un servizio essenziale, non sono stati predisposti percorsi di accesso alle strutture ospedaliere in caso di positività al virus e, per di più, è stato ostacolato l’aborto farmacologico.

Un dibattito ampio e partecipato

Prima di dare il via al dibattito, Diego Bossi ha ricordato l’importante campagna a sostegno di Maria Rivera, compagna cilena perseguitata dagli apparati repressivi per la sua attività militante nella rivoluzione in Cile. Subito dopo è stata data la parola a un compagno del Fronte comunista, che ha partecipato come ospite alla nostra iniziativa. Secondo Fabrizio del Fronte comunista il contagio non può essere evitato attraverso i protocolli di sicurezza. Nei call center vi è stata una importante reazione dei lavoratori con uno sciopero di 3 giorni. Ciò ha condotto alla remotizzazione del lavoro, che però ha aggravato le condizioni di lavoro ampliando a dismisura l’orario effettivo di lavoro. Interi settori del lavoro stanno subendo pesanti attacchi economici e gli esempi più calzanti sono quelli dei metalmeccanici e della pubblica amministrazione. L’unico obiettivo del governo è l’aumento della produttività. Si sta acutizzando il fenomeno del licenziamento dei lavoratori scomodi. L’attacco padronale vuole scaricare sulle masse operaie la riorganizzazione capitalistica. È dunque importante ripartire dallo scorso marzo superando la frammentazione e costruendo un fronte unico di classe. È importante che tutte le organizzazioni dei lavoratori, al di là delle sigle, marcino assieme contro i padroni.

Dopo le relazioni iniziali si sono aperte le iscrizioni al dibattito, dove si sono succeduti gli interventi di attivisti del Collettivo di unità anticapitalista di Firenze, della Fiom Cremona, del Si Cobas di Novara, degli Studenti in Rivolta Modena, di Riconquistiamo tutto opposizione in Cgil Lombardia, della Cub sanità pubblica Salerno, oltre che di Angelo Insolia, operaio Stellantis Slai-Cobas e attivista del FLNA. Si sono confrontate proposte diverse, tra cui quella di farci promotori, appena le condizioni lo permetteranno, di nuove azioni di sciopero prendendo ad esempio gli scioperi di marzo. 

Fabiana Stefanoni, del Gruppo operativo nazionale, ha concluso la giornata ribadendo la necessità di costruire la più ampia unità d’azione e di lotta, coinvolgendo non solo gli attivisti dei sindacati conflittuali e dei movimenti, ma anche i lavoratori e le lavoratrici senza sindacato o iscritti ai sindacati concertativi. Riprendendo gli interventi degli operai Sevel-Stellantis e citando l’esempio odierno della lotta in Alitalia e in Almaviva, ha concluso affermando che ricordare gli scioperi di marzo dell’anno scorso non è semplice commemorazione: per noi significa prendere esempio da quell’esperienza per rilanciare oggi la lotta contro il governo Draghi.