SCIOPERI E SICUREZZA: INTERVISTA ALLA REDAZIONE DI CUB RAIL, la rivista wobbly di lotta dei ferrovieri.

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1. Venerdì 30 novembre avete promosso un importante sciopero nel settore ferroviario, che ha avuto molta risonanza mediatica per le alte adesioni. Potete raccontarci le motivazioni dello sciopero? Da quali sindacati è stato proclamato e quali settori erano coinvolti?

R: Le 24 ore di sciopero indette dai sindacati di base Cub Trasporti, CAT, SGB e USB hanno coinvolto tutto il settore ferroviario, le motivazioni partono da lontano, da anni di denunce in merito alla sicurezza che troppo spesso è vittima del dominio del profitto. L’ultimo tragico caso dell’incidente ad un passaggio a livello in Calabria, che ha causato la morte della collega Capotreno e di un autotrasportatore, è purtroppo solo il più recente di una lunghissima serie di incidenti. Le alte adesioni dei ferrovieri a questo sciopero devono essere lette come un grido d’allarme e la risonanza mediatica su questo dovrebbe essere basata, non su freddi numeri per tirar su un minuto di servizio da telegiornale oppure, come ormai uso da anni in gran parte dell’informazione, tirare la volata a strumentalizzazioni politiche o padronali.

2. L’adesione allo sciopero, dicevamo, è stata molto alta. Questo è particolarmente importante in un momento in cui il diritto di sciopero è sotto attacco da parte di Salvini e del governo tutto. Potete parlarci dello scontro in corso tra sindacati dei ferrovieri e Salvini? la Commissione di garanzia come sta attuando?

R: L’alta adesione è fondamentale anche in questo senso, l’attacco al diritto di sciopero è in corso da decenni ormai. La legge sullo sciopero nel settore dei trasporti è già molto limitativa in Italia, fra le più limitative in Europa, ed è figlia di una serie di accordi sempre più stringenti avallati spesso proprio dai sindacati confederali che ora protestano contro le limitazioni che stanno subendo dal Ministro in carica. Ministro che, bisogna dirlo, utilizza i poteri che la legge gli riserva ben oltre i limiti consentiti, con il sostegno tecnico della Commissione di garanzia, in una corsa alla precettazione che appare molto tesa al facile consenso da campagna elettorale quando invece i fatti richiederebbero molta ed approfondita attenzione verso i tanti problemi da risolvere che, come nell’ultimo sciopero, i lavoratori denunciano.

3. Quest’ultima tragica morte dimostra che esiste un’emergenza sicurezza nel settore trasporti. A vostro avviso quali sono le cause di questa drammatica situazione?

R: Il settore dei trasporti ha un’importanza strutturale per il paese perché muove milioni di cittadini e, di conseguenza, richiede un’attenzione profonda e quotidiana alla sicurezza. Il trasporto ferroviario in particolare non può assolutamente permettersi la benché minima trascuratezza nella manutenzione continua dell’infrastruttura, dei materiali rotabili e – per quanto riguarda il fattore umano – nell’attenzione all’orario di lavoro, alle norme di sicurezza ed al numero di lavoratori necessario alle tantissime lavorazioni necessarie. E’ di tutta evidenza invece che gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un’ondata di deregulation normativa e contrattuale che ha investito tutto il settore e tutte le lavorazioni, gran parte delle quali ormai finite nel tritacarne degli appalti. Gli incidenti ed i continui problemi alla circolazione sono l’evidenza di un sistema che non può assolutamente essere gestito “al massimo ribasso”, non può assolutamente sopportare la continua emorragia di posti di lavoro che ha desertificato le linee e, quindi, ha bisogno di investimenti continui e funzionali a mantenere in perfetta efficienza tutta la rete. Purtroppo il criterio ora imperante è quello liberista, del profitto come gancio alla liberalizzazione, degli investimenti “mediatici” che poco hanno a che fare con l’universalità ed il diritto alla mobilità.

4. Un’ultima domanda. Pensate sia possibile creare un’unità d’azione e di lotta con altri settori lavorativi (fabbriche, scuola, sanità, ecc) e con i movimenti che si stanno sviluppando in questo momento nel Paese (ad esempio il movimento in solidarietà con la Palestina e il movimento delle donne)?

R: E’ necessario e urgente. Tutti questi settori lavorativi subiscono da anni lo stesso “trattamento”, decisioni politiche che hanno abbandonato l’interesse collettivo aderendo alle logiche del profitto privato. E’ evidente. Il costo in termini sociali è altissimo, nella povertà galoppante, nel degrado continuo delle condizioni sociali a tutti i livelli e, allargando la visione, nell’oppressione di interi popoli che pagano il prezzo altissimo del potere globale. L’unità d’azione è quindi necessaria perché è l’unico antidoto alla principale arma di sottomissione che i decisori politici ed i potentati economici sfruttano da decenni: dividere il popolo. Lo fanno trovando in ogni occasione, e con la compiacenza di gran parte dell’informazione, il “nemico” di turno, che sia il migrante o colui che sciopera, per rimanere in tema. Solo disinnescando questa logica perversa si potrà avere vera coscienza che i problemi hanno solo sfumature diverse ma sono perfettamente sovrapponibili e che, quindi, richiedono una reazione comune.

REDAZIONE CUB RAIL

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