PER LA MORTE DI ADIL ANCORA NESSUNA GIUSTIZIA! PER CHI LOTTA SOLO REPRESSIONE!

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Riceviamo con richiesta di pubblicazione

In mezzo a questi giorni di caldo opprimente è passato un anno dalla morte di Adil Belakdim, investito il 18 giugno 2021 davanti ai cancelli dell’azienda davanti alla quale stava manifestando per i suoi compagni di lavoro e di lotta. Lottava per un lavoro migliore e contro lo sfruttamento sistematico che da anni avviene nei magazzini della logistica, anche quelli della bassa bergamasca. Il magazzino in questione dove lavorava era la LIDL, dei quadri della LIDL erano presenti durante lo sfondamento del blocco che ha portato all’omicidio del “nostro fratello in lotta”, come subito fu chiamato da tuttə.

Come fu chiaro, scritto e urlato che “Adil vive nelle mobilitazioni di tutti i giorni”.

Ad un anno dalla morte la questura di Bergamo, nota per la sua passione per gli anniversari, ha deciso di spendere le sue energie per dare un messaggio forte e chiaro in merito alla vicenda. No, per Adil non è ancora stata fatta giustizia. In cambio cinque persone che in solidarietà a Adil e alla sua lotta si erano trovate davanti alla LIDL di Seriate hanno ricevuto un provvedimento penale che li obbliga a pagare oltre 9000 (Novemila!) euro di multa per aver esposto uno striscione davanti al supermercato e spostato dei carrelli.

La motivazione per una tale cifra dove viene trovata? Chiedete giustamente. Beh, sembra uno scherzo ma il punto è che lo striscione e i carrelli venivano esposti con “violenza”. Stiamo letteralmente parlando di striscioni esposti con violenza? Ebbene sì. Non della violenza di chi uccide i sindacalisti per poter sottopagare e sfruttare ancora di più la sua forza lavoro. Non la violenza delle squadracce padronali che arrivano a picchiare dei lavoratori che difendono i loro diritti. No, la violenza che spaventa la questura è quella di chi esprime solidarietà e di chi espone degli striscioni.

Non solo. Tutto questo credete sia passato tramite processo? Macché! Come si legge nella notifica consegnata alle persone coinvolte: dato che si tratta di una “ipotesi di reato perseguibile in ufficio”, l’ufficio dispone delle sentenze e della loro applicazione pecuniaria. Insomma: 9 mila euro comminati a cinque persone per una ipotesi di reato concernente la violenza con cui è stato esposto uno striscione e spostati dei carrelli.

Alcune persone sono state costrette a pagare la cifra richiesta per non peggiorare le proprie situazioni personali o per non avere problemi sul proprio luogo di lavoro. Questa è un altra sfumatura che mette in luce la violenza del sistema capitalista nel quale viviamo, della condizione di sfruttamento e oppressione a cui si riducono le nostre vite. Altre hanno deciso di rifiutare una simile risoluzione e non pagheranno, facendo ricorso per l’ingiusta e per la sproporzionata condanna.

Nonostante questo siamo tuttə unitə nel pretendere giustizia per l’assassinio di Adil, unitə nel resistere contro la prepotenza della questura, complici e solidali nel continuare a pretendere una vita sana e degna per tuttə! Unitə anche per non condividere il ridicolo di cui la questura si sta coprendo.

Seguiranno aggiornamenti! Adil Vive!

c.s.a Pacì Paciana

CUBBergamo

USB Bergamo