Modena, Solidarietà a Paolo e agli altri 25 denunciati

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Negli scorsi giorni, a Modena sono stati recapitati 26 decreti di rinvio a giudizio ai danni di altrettanti attivisti accusati di manifestazione non autorizzata e occupazione abusiva di uno stabile.

I fatti fanno riferimento al corteo al termine del quale, più di un anno fa, venne occupato l’ex Cinema Cavour, una delle tante strutture abbandonate al degrado, riaperte per fini di utilità collettiva e prontamente sgomberate manu militari per impedire la sedimentazione di ogni elemento di autorganizzazione della società civile, in un territorio in cui da sempre vige una cappa di conformismo e perbenismo soffocante.

Tra i 26 rinviati a giudizio figura il nome di Paolo Brini, ex membro della segreteria Fiom di Modena e dirigente nazionale dell’organizzazione oltre che compagno della nostra area (Riconquistamo tutto – Area CGIL-).

Ovviamente Paolo fu solo uno tra le centinaia di partecipanti al corteo – insieme a molti altri delegati e sindacalisti modenesi. La scelta di inserire il suo nome nel processo, non sembra affatto casuale: la Procura vuole evidentemente lanciare un segnale ben preciso verso il mondo sindacale modenese, un segnale che fa il paio con le denunce contro i lavoratori Frama e un altro dirigente Fiom locale impegnato in quella vertenza.

E’ chiaro che c’è un “cambio di passo” nella gestione dell’ordine pubblico, un passaggio in cui si abbassa drasticamente la soglia di tolleranza verso il conflitto sociale, anche nelle forme un tempo comunemente praticate e accettate.

In questa nuova cupa stagione, la CGIL modenese è chiamata a dare una risposta, non solo in difesa di Paolo, suo stimato dirigente: ma in generale delle agibilità democratiche e della possibilità concreta di “fare sindacato” in un territorio che da anni vive una escalation di lotte e repressione.

Non è un caso che nei mesi scorsi, i primi denunciati in Italia, secondo le nuove infami norme del Decreto Salvini, sono stati gli attivisti del picchetto all’Italpizza di San Donnino.

E’ evidente che questo territorio si conferma un laboratorio di sperimentazione delle peggiori tendenze: non solo nei processi di precarizzazione e degrado del mercato del lavoro, ma anche nelle forme del controllo sociale e della repressione.

Se si da un’occhiata anche distratta alle pagine della cronaca cittadina, solo negli ultimi due o tre anni si sono accumulati centinaia di rinvii a giudizio che hanno colpito attivisti, spesso giovanissimi, che saranno costretti per lungo tempo a difendersi nei tribunali della Repubblica, da accuse gravi e pesanti. A leggere le ricostruzioni della Procura di Modena, tra un’inchiesta e l’altra, viene fuori un quadro di questo territorio ridicolmente fantasioso: percorso da continue pulsioni sovversive e reiterate minacce all’ordine pubblico e alla proprietà.

Un mondo parallelo che esiste solo nelle visioni paranoiche di magistrati, evidentemente poco impegnati su altri fronti. La realtà comune è invece quella di un tessuto sociale che reclama giustizia, applicazione di contratti e norme, difesa dei posti di lavoro, salari dignitosi, spazi di protagonismo giovanile: una realtà in cui le uniche vere derive criminali sono quelle che si sono da anni saldamente insediate dentro le imprese modenesi (vedi l’agroalimentare) e le istituzioni che dovrebbero controllarne i livelli di legalità.

E’ per queste ragioni che è necessario ribadire solidarietà attiva a Paolo e a tutti i denunciati della vicenda “ex Cinema Cavour”, così come a tutti gli uomini e le donne di questo territorio colpiti da analoghi provvedimenti repressivi.

Facciamo in modo che anche la giornata del 25 aprile serva a ribadire in forma militante, le ragioni della Resistenza: ragioni da riscoprire e praticare OGGI, nelle piazze, ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini, sfidando le leggi ingiuste, riconquistando tutto quello che ci è stato tolto, con continuità, da tutti i governi che si sono succeduti in questi anni.