Sicilia, supermercati Fortè: intervista a Rosario Vizzini, Usi Sicilia

2' di lettura

Rosario, com’è iniziata la lotta siciliana dei lavoratori dei supermercati Fortè?
Nel 2017 vengo a conoscenza, per mezzo di un amico che vi presta servizio, che nell’azienda Meridi, che detiene i supermercati a marchio Fortè, vengono perpretati soprusi, violazioni dei diritti, razzismo (i ragazzi di colore vengono sfruttati come imbustatori non pagati e costretti a chiedere l’elemosina ai clienti), discriminazione di genere (su 609 operai si contano soltanto 2 e ripeto 2 donne appartenenti alla categoria protetta)… insomma, uno schifo.

Insieme a Renato Grego decidiamo di intervenire da Udine con alcuni comunicati ma senza ottenere risultati. Allora decidiamo di essere più incisivi e usando le mie ferie sbarco in Sicilia proclamando, fra paure e diffidenze degli operai, il primo sciopero nella storia venticinquennale dell’azienda. Ad oggi contiamo la maggioranza degli iscritti all’interno di Meridi.

Il Fronte di lotta No austerity, tramite l’Usi, segue da molto tempo le vostre lotte, da almeno due anni si presenta il problema dei pagamenti in ritardo e dei mancati pagamenti: avete più volte scioperato su questo fronte. Quali sono le cause che hanno portato a questa drammatica situazione?
A questa drammatica situazione si arriva a seguito di una gestione criminale dell’azienda. L’azienda apparteneva a quel Nino Pulvirenti patron del Catania Calcio e proprietario della compagnia aerea WindJet ormai fallita. I supermercati hanno conosciuto un periodo più o meno lungo di florida attività fino a quando la proprietà non ha deciso di reinvestire gli introiti (e anche il capitale) nelle altre aziende in fallimento, vale a dire la WindJet e il Catania Calcio. In buona sostanza, violando i più elementari principi gestionali, hanno massacrato un’azienda in bonus quale è stata la Meridi in favore di aziende in malus attraverso una holding partecipante. Tutto ciò a discapito dei lavoratori i quali a dicembre 2019 vantavano crediti nella misura di 8 mensilità pro capite. Nel gennaio 2020 interviene la gestione commissariale la quale trova casse vuote e scaffali deserti. Il Pulvirenti aveva fatto man bassa di tutto. In aprile riescono a chiudere un contratto di fornitura ma le quote di mercato, faticosamente conquistate nei 25 anni di attività, si sono perse e paradossalmente la pandemia non ha aiutato i supermercati proprio perché l’utenza sfiduciata non si rivolge più ai supermercati Fortè.

Venerdì 26 marzo, in occasione delle trattative sulla vertenza, c’è stata una vostra importante manifestazione davanti al Mise. Puoi raccontarci com’è andata?
Ci siamo rivolti al MISE poiché rivendichiamo la stessa attenzione che hanno ricevuto ILVA, Whirpool, Alitalia… noi non siamo lavoratori di serie B. Anzi, per essere chiari: non esistono lavoratori di serie B. Al MISE chiediamo di essere inseriti fra i beneficiari di un fondo salva aziende. La proposta che abbiamo raccolto è la possibilità di un prestito ponte, ma quale azienda commissariata, in procinto di essere ceduta, forse, accetterebbe un prestito? Continueremo a lottare e chiederemo su tutti i tavoli un intervento deciso, un provvedimento politicamente scorretto, qualsiasi soluzione insomma per risolvere questa vertenza.

Oggi la vostra lotta ha raggiunto un livello importante. Quali prospettive ci sono per le lavoratrici e i lavoratori dei supermercati Fortè e quali sono le vostre rivendicazioni?
Premetto che tutti i risultati ottenuti sono frutto della collaborazione di ogni struttura Usi sul territorio nazionale. Oggi ci hanno comunicato che ci sono tre competitor interessati all’azienda e che a stretto giro verrà espletato un mini bando per l’acquisizione. Sicuramente a noi interessa la garanzia futura dei posti di lavoro senza soluzione di continuità, così come previsto dall’art. 2112 del codice civile, ma nello stesso tempo non intendiamo lasciare sul campo alcun diritto ed eventuali crediti.

Rosario, sei un attivista sindacale e sei responsabile per la Sicilia dell’Unione sindacale italiana. Chiudiamo con una domanda aperta: qual è il messaggio che vuoi dare ai tanti lavoratori nella tua regione che subiscono quotidianamente le condizioni di sfruttamento del sistema capitalista?
Mala tempora currunt, questa frase molto comprensibile che non ha bisogno di traduzione racchiude il senso del tempo che viviamo e sicuramente non possiamo rimanere inerti. La Sicilia in particolar modo, ai confini del loro impero, necessita di molta attenzione. In una terra dove c’è sfruttamento ad ogni livello e ordine non si può rimanere sordi, anzi: la violazione dei diritti deve essere motivo di protesta e lotta. Concludo esortando tutti i miei corregionali ad alzare la testa… non possono eliminarci tutti. Potere ai popoli, compagni.