Alitalia, pandemia e internazionalismo: intervista a Daniele Cofani.

3' di lettura

Intervista a Daniele Cofani operaio Alitalia da parte della CSP-Conlutas brasiliana

Per quali motivi i lavoratori Alitalia stanno lottando e da quando stai vivendo questo processo di mobilitazione?

L’origine della crisi di Alitalia inizia da molto lontano e fa parte di un progetto ben preciso di riordino del settore aereo in Europa, dove devono rimanere solo 3 grandi compagnie di bandiera, dei 3 Stati più industrializzati (Germania, Francia, Gran Bretagna), per gestire il traffico intercontinentale, cioè quello più redditizio, mentre tutte le altre compagnie dei rimanenti Paesi – tra cui Alitalia – devono svolgere solo traffico ausiliare in concorrenza con le compagnie Low-cost.

Passaggio centrale fu la privatizzazione di Alitalia che avvenne nel 2009 con la nascita di Alitalia-Cai, decollata con una flotta drasticamente ridotta e con 10000 lavoratori licenziati. La privatizzazione di Alitalia si dimostrò un totale fallimento tanto da giungere alla vigilia della pandemia in una situazione di grave crisi economica.

Oggi dopo un anno dall’inizio della pandemia la situazione si è complicata, anche se va ricordato che il settore aereo non era in crisi prima dell’arrivo del Covid-19, anzi era più di un decennio che cresceva con profitti miliardari per i padroni del settore a livello internazionale.

Tutto ciò avveniva mentre le condizioni di lavoro dei lavoratori Alitalia, come anche dei lavoratori aeroportuali e dell’indotto, si basavano sulla precarietà, sfruttamento ed oppressione generati da decenni di liberalizzazione del mercato, privatizzazioni e terziarizzazioni di attività.

Mentre sto scrivendo, la situazione in Alitalia è giunta in una fase drammatica soprattutto per il futuro dei suoi 11 mila lavoratori. Il piano che vuole essere portato a compimento dal nuovo governo Draghi, con la complicità della Comunità europea, cancellerebbe 75 anni di storia di Alitalia, trovandoci una compagnia smantellata con 5000 licenziamenti.

Da dicembre 2020 abbiamo iniziato a mobilitarci riuscendo ad unire le organizzazioni sindacali alternative e combattive, organizzando imponenti manifestazioni con migliaia di lavoratori in piazza. Manifestazioni che hanno messo in difficoltà le burocrazie sindacali attraverso la chiamata di un fronte unico per rivendicare una compagnia unica, realmente pubblica che venga messa sotto il controllo diretto dei lavoratori, ma soprattutto senza nessun licenziamento.

Credo che l’unica via percorribile per uscire fuori dalla crisi che ha colpito duramente non solo Alitalia ma tutto il trasporto aereo, sia mettere totalmente in discussione questo sistema, dove è il profitto a decidere ogni cosa senza considerare le reali esigenze dei lavoratori, della collettività e dell’ambiente. I nostri unici alleati per vincere questa battaglia sono i lavoratori di altri settori che si devono unire insieme a noi contro il governo dei banchieri e dei padroni e contro questo sistema che genera solo sfruttamento ed oppressioni.

In questo contesto di pandemia, quali tipi di mobilitazione sono in atto?

Dall’inizio della pandemia sono state differenti le lotte che si sono animate in Italia, a partire dai grandi scioperi di marzo del 2020, che hanno visto migliaia di operai scioperare in tutto il Paese a difesa della propria salute contro il contagio da Covid-19.

Furono decine le fabbriche in cui venne fermata la produzione per alcune settimane attraverso scioperi spontanei organizzati dagli operai, anche contro il volere delle burocrazie sindacali. Questi scioperi rimarranno senza dubbio una pagina di storia del movimento operaio che, in piena pandemia, riuscirono a salvare la vita di migliaia di lavoratori, nonostante l’Italia sia tra i Paesi al mondo con il tasso di mortalità da Covid-19 più alto.

Tra le lotte importanti che ci sono state in piena pandemia e sostenute dal Fronte di lotta no austerity, c’è quella delle lavoratrici del Call center Almaviva di Roma che, con uno sciopero ad oltranza durato diversi giorni, hanno hanno imposto all’impresa lo smart working e migliori condizioni salariali, oppure lo sciopero delle operatrici educative scolastiche che stanno lottando per la internalizzazione del loro servizio pubblico.

Tra le lotte operaie c’è quella degli operai della logistica delle società Fedex-Tnt e della Texprint che stanno subendo una dura repressione da parte della polizia, ma anche le lotte degli operai metalmeccanici della Embraco ed Ilva contro i licenziamenti.

La situazione potrebbe esplodere con la fine del blocco dei licenziamenti nei prossimi mesi e come lavoratori Alitalia stiamo cercando di unire la nostra lotta con i lavoratori di altri settori e categorie, a partire dallo sciopero nazionale del 23 aprile di tutto il settore aereo ma anche nella giornata di lotta internazionale dei lavoratori del 1° maggio.

Quali sono le prospettive e come può aiutare il movimento sindacale internazionale?

Come dicevo prima, la grande lotta che sta vedendo protagonisti i lavoratori Alitalia, sta fermando il piano di licenziamenti del governo e della comunità europea e penso che avremmo delle buone possibilità di vincere la nostra battaglia se riusciremo a rimanere uniti e se riusciremo a generalizzare la nostra lotta anche sul piano politico insieme ai tanti lavoratori e lavoratrici in lotta in tutto il Paese.

Chiaramente questo verrebbe rafforzato se la lotta prendesse anche una prospettiva internazionale in un settore, come quello aereo, che già di per sé ha una collocazione che va oltre i confini nazionali, e che già da alcuni anni ci vede impegnati nella costruzione di un coordinamento internazionale di sindacati combattivi del settore aereo europeo, da cui sono arrivati dei comunicati di solidarietà dai colleghi di Iberia (CGT) e di AirFrance (Sud-Solidaires).

Credo che il ruolo che sta svolgendo la Rete sindacale internazionale di solidarietà e lotta, sia fondamentale per la costruzione di un movimento internazionale di lavoratori a partire dallo scambio di solidarietà fino alle organizzazioni di iniziativa di lotta che coinvolgano lavoratori di diversi Paesi. Termino dicendo viva la lotta dei lavoratori Alitalia, viva la solidarietà internazionalista.