Serve una mobilitazione unitaria e permanente
L’autunno caldo che tanto aspettavamo ha avuto un ottimo inizio con gli scioperi generali del 22 settembre e del 3 ottobre, culminati nella manifestazione nazionale di Roma del 4 ottobre: 3 date che hanno mobilitato milioni di persone tra lavoratori, studenti, pensionati, disoccupati e le tante altre componenti delle masse popolari.
Porti, stazioni e autostrade sono stati bloccati e occupati, palesando l’impotenza del governo Meloni (come di qualsiasi altro governo borghese) di fronte alla marea umana scesa nelle strade per sostenere la Resistenza palestinese contro il genocidio commesso dall’entità sionista israeliana e per difendere la Global Sumud Flotilla, impegnata nell’epica missione di forzare il blocco navale illegittimo imposto dalle forze sioniste per isolare la popolazione gazawa.
Questa prima parte di autunno ha segnato la strada da percorrere, una strada vincente che ha forzato le leggi antisciopero, vanificando i tentativi del governo di impedire le mobilitazioni, costringendo spesso alla ritirata gli apparati di repressione; ma non solo: persino i dirigenti burocrati e opportunisti della Cgil, dopo il vergognoso tentativo di boicottaggio (clamorosamente fallito!) dello sciopero del 22 settembre, sono stati costretti dalle forti pressioni della loro base a convergere sulla data del 3 ottobre per il secondo storico sciopero generale, forzando quelle stesse leggi liberticide che loro stessi hanno promosso in chiave concertativa e anti-conflittuale.
La finanziaria lacrime e sangue, gli attacchi della Commissione di garanzia, l’ennesimo boicottaggio della direzione Cgil
Una seconda fase delle mobilitazioni si annuncia a seguito dei pesantissimi attacchi del governo, che si appresta a far approdare la legge finanziaria all’approvazione del parlamento. Una finanziaria che in concreto, al di là della falsa narrazione dei media borghesi, non disturberà per niente banchieri e industriali, aumenterà vertiginosamente le spese militari lasciando le briciole alla sanità pubblica e legittimerà lo scippo del TFR per veicolarlo nella previdenza privata. Come se non bastasse, la Commissione di Garanzia sta avviando i procedimenti sanzionatori per lo sciopero del 3 ottobre, cercando di intimidire e reprimere le proteste di massa dovute alla situazione drammatica, che ha visto la classe lavoratrice combattere sullo stesso fronte dell’eroico popolo palestinese, che resiste contro lo stesso imperialismo che opprime i popoli e sfrutta i lavoratori di tutto il mondo.
Di fronte a questa fase della lotta di classe, che ha visto l’Italia come Paese all’avanguardia delle mobilitazioni in solidarietà con la Palestina, la direzione della Cgil ha deciso di spezzare, nuovamente, l’unità di sciopero dei lavoratori, con l’intento di
indebolire le lotte e separare i lavoratori dal conflitto generale e mondiale, così da isolarli, come fossero buoi, nel recinto dell’arretratezza di classe, a occuparsi solo della finanziaria sulla base di una piattaforma debole e funzionale agli interessi politici del cosiddetto «campo largo», contenitore politico della «opposizione» parlamentare di Pd, M5s e Avs.
Come Fronte di lotta No Austerity, non mancheremo di sostenere i lavoratori in sciopero, al contempo non risparmieremo una critica durissima alla direzione della Cgil: politiche come questa tradiscono le lotte dei lavoratori, dividendo e indebolendo la nostra classe a totale beneficio dei padroni e del loro governo di turno.
Uniamo tutte le lotte in una mobilitazione unitaria, radicale e permanente, dietro alla bandiera palestinese
Il calendario delle mobilitazioni nazionali di novembre è intenso: Il 14 novembre, in occasione della COP30 che si svolgerà in Brasile, si svolgerà lo sciopero globale per il clima (e, in Italia, uno sciopero studentesco contro il governo Meloni); il 22 novembre a Roma ci sarà il corteo nazionale organizzato dal movimento Nudm contro l’oppressione e la violenza di genere e il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere ci saranno iniziative in tutti i territori; il 28 novembre tutte le organizzazioni del sindacalismo di base hanno proclamato uno sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private, mettendo alla testa delle loro piattaforme il sostegno alla Resistenza palestinese, la lotta contro la povertà salariale, contro lo sfascio della sanità, dell’istruzione e dei trasporti pubblici e contro le politiche residenziali e urbanistiche che negano il diritto universale all’abitare.
Tutte queste mobilitazioni rappresentano fronti diversi della stessa lotta di classe contro il capitalismo che sfrutta i lavoratori, opprime gli immigrati, le donne e le comunità lgbtq+, avvelena il clima e distrugge l’ambiente, genera guerre e distruzione.
Per questa ragione è necessario unire tutte le lotte in uno stato di mobilitazione continua, evitando dinamiche settarie e autoreferenziali. La Resistenza palestinese rappresenta l’avanguardia mondiale della lotta di classe contro il capitalismo in putrefazione nella sua fase imperialista; e potrà essere l’elemento detonante di una virtuosa e memorabile stagione di lotte operaie. Unire, radicalizzare ed espandere le lotte è un dovere di tutta la nostra classe, motivo per cui siamo impegnati nella costruzione del fronte unitario di lotta che oggi serve più che mai.

