Scuola: anno scolastico nuovo, problemi vecchi

1' di lettura

L’anno scolastico 2023-2024 si apre con gli stessi problemi che da decenni affliggono la scuola italiana. Siamo quindi obbligati ad essere noiosi e a stilare un elenco, non esaustivo, delle emergenze. Abbiamo la classe docente più vecchia d’Europa: secondo l’ultimo rapporto Ocse il 61% dei docenti dei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale ha un’età pari o superiore a 50 anni, rispetto alla media Ocse del 39%; le insegnanti donne sono l’83% della categoria. Nel 2001 erano il 78%. Vale a dire: l’insegnamento sta diventando sempre più un lavoro di cura e sottopagato. Infatti mentre gli stipendi annui lordi degli insegnanti della scuola secondaria superiore con 15 anni di anzianità sono, in media, pari a 53.456 Usd in tutta l’area Ocse, in Italia la retribuzione corrispondente adeguata in funzione del potere d’acquisto è di 44.235 Usd (32.588 euro). Non vogliamo dimenticare il personale ATA (ausiliare, tecnico, amministrativo), essenziale per il funzionamento delle scuole, sotto-organico e ulteriormente sottopagato. In sintesi: l’Italia spende per

l’istruzione il 4,2% del PIL contro il 5,1% della media dei Paesi OCSE.

Rinnovi contrattuali: dopo 10 anni di vacanza contrattuale, nel 2018 è stato sottoscritto un contratto che ha incrementato lo stipendio dei lavoratori della scuola del 3,48% medio! A questo tempestivo rinnovo (facile immaginare quanto si era perso in potere d’acquisto in dieci anni di stipendi bloccati) hanno fatto seguito altri due rinnovi-farsa. Risultato: le stime ufficiali dicono che negli ultimi sette anni gli stipendi dei docenti della secondaria superiore sono diminuiti del 4%. Se si va in pensione prima dei 67 anni si attende per 27 mesi la prima tranche (50.000 euro lordi) di TFR/TFS; la seconda arriverà dopo un anno e, se c’è ancora qualcosa, dopo un ulteriore anno di attesa. Precariato: anche quest’anno ci sono i soliti 200.000 precari in cattedra: sfruttati di più, pagati di meno! Edilizia scolastica: sempre fatiscente, nonostante il fiume di denaro del PNRR. Il governo di destra ha tirato di nuovo in ballo meritocrazia e disciplina, per personale e per studenti. Sta passando una riforma dei professionali che accentuerà il carattere classista della nostra scuola, ma nessuno ne parla. La scuola è il più potente motore di emancipazione sociale, quando funziona bene; questa scuola, invece, che non trasmette sapere alle classi popolari, tecnocratica, conformista, serve soltanto come recinto di contenimento dei più giovani. Questa, però, è la scuola migliore per il mondo ingiusto in cui viviamo: per innescare un cambiamento radicale è urgente l’azione congiunta di studenti, personale della scuola, cittadini.

Dal Volantone Flna