Rischiare la vita nei luoghi di lavoro? No, grazie!

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Campagna per la sicurezza, la salute e il sostentamento economico dei lavoratori

Nello sciagurato 2020 il sistema capitalista ha definitivamente gettato la maschera, la pandemia di Covid 19 ha premuto sull’acceleratore della crisi economica iniziata nel 2007, con buona pace di negazionisti, complottisti e minimizzatori, ad oggi ci ritroviamo a contare oltre 80.000 decessi ed è prevedibile che l’inverno che ci attende ci porterà abbondantemente oltre la soglia dei 100.000 morti.

In un sistema economico e sociale basato sul profitto, la salute dei lavoratori e delle masse popolari non può avere la priorità assoluta e inderogabile che meriterebbe: la produzione e la compravendita di merci non possono arrestarsi perché servono agli interessi esclusivi di una minoranza dominante, che dallo sfruttamento della forza lavoro trae la ragione della sua stessa esistenza.

A suggellare questo contesto drammatico arrivano i dati dell’Inail: oltre un terzo delle denunce di infortunio scaturiscono dal contagio di Coronavirus. Emerge in tutta la sua urgenza la necessità di implementare due misure complementari, inscindibili e non più rimandabili: la messa in sicurezza della vita delle masse popolari, chiudendo tutto (tutto!) ciò che non è necessario alla sopravvivenza della popolazione e al superamento di questa emergenza sanitaria e pandemica, contemporaneamente a questa misura è necessario garantire il sostentamento economico pari al 100% del salario a tutti i lavoratori, artigiani e piccoli commercianti che perderanno il lavoro o dovranno fermarsi, altrimenti si ritroveranno i salari dimezzati dalla cassa integrazione (quando e qualora quest’ultima arrivi).

Nessun luogo è sicuro! Il virus si espande saltando da un organismo all’altro. Per fermare il virus bisogna fermare tutte le attività non necessarie incompatibili col distanziamento fisico.

Non sono sicure le fabbriche, dove decine, centinaia e, in alcuni casi, migliaia di operai, si assembrano in uno stesso edificio, svolgono lavorazioni dove non è possibile alcun distanziamento sociale, condividono locali, spesso stretti e poco ventilati come spogliatoi, bagni, mensa, locali adibiti alle pause.

Non sono sicure le scuole, dove gli studenti e gli insegnanti si affollano in classi pollaio, senza adeguati dispositivi di protezione, senza sanificazione, senza nessun tracciamento degno di questo nome. Se è vero che i mezzi di trasporto – sempre pieni di studenti, senza controlli, senza nessuna parvenza di distanziamento – sono stati tra i principali veicoli del contagio, è una menzogna affermare che le scuole siano luoghi sicuri, come dice la ministra Azzolina. Le classi hanno una media di 28-30 alunni, che restano per 5 o 6 ore negli stessi spazi ristretti, spesso senza mascherine (o comunque con mascherine inadeguate): di fatto ogni classe è un potenziale focolaio, soprattutto considerando che tra gli adolescenti il virus spesso si diffonde in forma asintomatica. Nessun serio investimento è mai stato fatto per migliorare l’edilizia delle scuole, per assumere personale o per reperire nuovi spazi per una didattica in presenza compatibile con la sicurezza di studenti e personale scolastico.

I mezzi di trasporto oltre a non essere sicuri, sono tra i principali veicoli di diffusione del virus il quale può “viaggiare” quotidianamente in tranquillità da una parte all’altra delle città sui bus del trasporto pubblico locale, come anche nelle varie regioni con i treni a lunga percorrenza, nonché in ogni parte del mondo attraverso gli aerei nei quali non è previsto neanche il distanziamento tra i passeggeri. A conferma di tutto ciò ci sono i dati di quella che è stata definita la “seconda ondata” alimentata dall’apertura indiscriminata dei voli internazionali nel periodo estivo e dalla riapertura delle scuole a settembre senza nessun investimento relativo ai trasporti, dove l’unico intervento posto in essere, è stato portare la capacità massima dei mezzi di trasporto pubblico fino all’80%. Basti pensare che i dati ufficiali dell’Istat ci rappresentano che ad ottobre la percentuale dei lavoratori dei trasporti risultati positivi al Covid-19 è aumentata fino al 6%, quando fin prima non aveva mai superato l’1,2%. 

Il sistema sanitario, smantellato da anni di tagli e privatizzazioni, ha dimostrato di non riuscire a garantire la sicurezza né degli utenti, né degli operatori. Gli ospedali sono sotto stress ormai da mesi, il personale sanitario, che deve sostenere turni massacranti per garantire le cure e l’assistenza, conta migliaia di contagi e decine di morti. Le strutture socio sanitarie e socio assistenziali, per anziani e per disabili, sono state i maggiori focolai del virus.

Non saranno degli astratti protocolli, frutto del tradimento di classe delle maggiori direzioni sindacali, a salvaguardare la salute e la vita di milioni di lavoratori e delle loro famiglie, anzi: questi protocolli hanno avuto l’indiscusso merito di salvaguardare i profitti degli industriali!

L’unica via per i lavoratori è quella che ci viene indicata dalle migliori pagine della storia del movimento operaio: la lotta di classe, da articolare in ogni luogo di lavoro, perché gli interessi della nostra classe sociale sono incompatibili con quelli dei padroni.

La salute ce la dovremo tenere stretta con la lotta, come hanno fatto le migliaia di operai che a marzo dello scorso anno hanno scioperato contro i padroni e le indicazioni delle loro stesse direzioni sindacali che volevano spedirli nelle fabbriche a contagiarsi durante il picco pandemico.

Occorre rivendicare, come già fecero gli operai durante gli scioperi prolungati del marzo 2020, il diritto alla quarantena per tutti fino alla fine della pandemia, con la chiusura delle attività non essenziali e il pagamento puntuale e al 100% di tutto il salario. Nelle attività essenziali dovranno essere garantiti dispositivi di protezione adeguati e dovrà essere ridotto l’orario di lavoro a parità di salario, con l’assunzione massiccia di nuovo personale. Ed infine dovrà essere garantito il diritto alla vaccinazione a tutte le lavoratrici e i lavoratori, a partire proprio dai lavoratori dei servizi essenziali (sanità, scuola, trasporti, raccolta rifiuti, ecc.) ai quali, al momento, è garantito solo in parte con tempi di attesa molto lunghi e in alcuni casi senza nessun diritto di priorità.  

Nessun lavoratore deve rischiare la vita! Nessuna lavoratore deve esporsi al rischio di contagio! Nessun lavoratore deve restare senza salario!

Firma e condividi la petizione on line, e contattaci sul nostro indirizzo email: [email protected] per raccontarci la tua condizione sui luoghi di lavoro e per rimanere informato sulle prossime iniziative.