Riceviamo dai compagni dell’Usi-Cit di Careggi e pubblichiamo

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Così come era prevedibile, con la seconda ondata pandemica torna nuovamente l’emergenza sanitaria e ad essa le conseguenze correlate. Tutto ciò ci mette di fronte ad una questione che non più rinviabile o sottovalutabile, cioè prendersi delle responsabilità una volta per tutte in funzione di ciò che si rappresenta o si dice di rappresentare. Solo un perfetto stupido poteva pensare che non si sarebbero nuovamente riaffacciate le stesse problematiche che hanno visto devastare un’intera società pochi mesi or sono. Questo accade quando i governi antepongono i profitti del capitale alla vita delle persone. Tutto ciò era ovvio perché in questo breve periodo trascorso dalla prima emergenza non è cambiato assolutamente niente se non addirittura aver peggiorato la situazione. Responsabilità da dividere in ogni ambito sociale, partendo in primis dalle decisioni del governo che nella sostanza sancisce ancora una volta che per i lavoratori non è cambiato niente, lavorare e produrre a basso costo per i padroni e coprifuoco e restrizioni che valgono soltanto per chi non produce denaro. Quali siano le problematiche reali di questo paese sono state ripetute in ogni salsa da decenni da qualsiasi organizzazione sindacale e politica di base. Se si vuol far finta di niente lo si continui a fare pure, ma non raccontiamoci più favole, faremmo soltanto del bene alle nostre coscienze. Chiunque abbia ancora un briciolo di onestà politica sa benissimo che non è più tempo delle chiacchere da salotto e che è arrivato il momento di quagliare e di tirare le somme. Non servono gli scioperi indetti da una sigla sindacale. Non abbiamo bisogno di vedere chi è più forte e duro di altri. Non servono gli scioperi e le rivendicazioni di categoria. In sanità anziché mobilitarsi seriamente contro i tagli selvaggi a personale, posti letto ed ai fondi, contro il dirottamento del pubblico verso il privato ci si mobilita per uscire dal comparto e per ottenere qualche spicciolo in più per una categoria. Il ministro speranza quando sostiene che nella manovra di bilancio approvata ci sono 4 miliardi per il Servizio Sanitario Nazionale e che è ora di Chiudere definitivamente con la stagione dei tagli e ricominciare ad investire sulla cosa più preziosa che abbiamo che è la sanità con quale coraggio lo fa? Ha il coraggio almeno di guardarsi allo specchio ? Però non fa una parola verso quelle aziende che reprimono medici, infermieri , tecnici, oss i quali osano denunciare le disorganizzazioni continue delle aziende stesse. Questa è la reale situazione che si vive quotidianamente nelle aziende ospedaliere pubbliche e private, da nord a sud di questa barzelletta chiamata italia.

Quello che serve è una forte mobilitazione nazionale e la proclamazione di un vero sciopero generale sociale, unitario e costruito dalla base, il resto è fuffa.

Sindacato Autogestito USI Sanità Sezione territoriale Careggi