No all’accordo della vergogna! Comunicato lavoratori Cub aderenti al FLNA della Pirelli di Bollate

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Bollate, 13 marzo 2018
Rinnovo della RSU alla Pirelli di Bollate: giusto per essere chiari…

Cari colleghi,

in questi giorni che precedono le elezioni della RSU, sovente siamo stati avvicinati da diversi candidati che chiedevano (a noi!) le nostre intenzioni di voto; se non addirittura il voto (sic!)

Avremmo voluto esprimere la nostra posizione prima delle elezioni, ma le assemblee retribuite di organizzazione indette da CGIL, CISL e UIL, “aperte ad iscritti e simpatizzanti”ci hanno automaticamente escluso da questa possibilità, visto che non siamo né iscritti né tantomeno simpatizzanti. Poco importa: lo faremo in queste righe che non potranno essere affisse nelle bacheche perché, ahinoi, siamo esclusi anche da quelle. Magari, come spesso avviene, faremo un volantinaggio, chiedendo anche permessi non retribuiti e facendo il sacrificio di presentarci davanti all’ingresso della fabbrica tre volte in diciotto ore, nonostante il turno lavorativo.
Abbiamo fatto questa breve e doverosa premessa affinché sia chiaro – se ancora non lo fosse – che siamo esclusi da un sistema padronale che si è appropriato della rappresentanza e delle funzioni sindacali.
Il nostro sindacato, la Cub, non ha firmato il Testo Unico sulla Rappresentanza (TUR) perché lo ritiene antidemocratico, estromissivo e incompatibile con la difesa dei lavoratori; il Fronte di Lotta No Austerity, al quale aderiamo, fa del contrasto al suddetto accordo un tratto identitario a tal punto da dedicarne un intero articolo del proprio statuto e da aver avviato una specifica campagna permanente alla quale abbiamo aderito.
Detto questo, va da sé che la nostra posizione riguardo alle imminenti elezioni per il rinnovo della RSU, sia quella dell’astensione; un’astensione, la nostra, che nulla ha a che vedere col qualunquismo, il disinteresse o la mera pigrizia. La nostra astensione è un’intenzionale scelta politica compiuta sulla base di precisi argomenti che negli ultimi anni abbiamo abbondantemente illustrato.
Troviamo assurdo e sconcertante che prima delle elezioni alcuni candidati siano venuti a chiedere le nostre intenzioni di voto, paventando – come se per noi ci fossero differenze – la vittoria di quella o quell’altra sigla. Troviamo altresì incomprensibili altre cose successe in questo periodo preelettorale. Rimaniamo quantomeno perplessi sulle dimissioni solo annunciate da parte dei sei delegati della Filctem-Cgil e mai avvenute, nonché coronate da sei ricandidature: pensando alle recenti cronache politiche di casa nostra, verrebbe da dire che è un vizietto italico.
Non possiamo fare a meno di interrogarci sul motivo e sullo scopo di quelle dimissioni. Parrebbe, stando al comunicato affisso in quei giorni in bacheca, siano ascrivibili a scorrette relazioni sindacali con l’azienda. Non ce ne voglia nessuno, saremo noi all’antica, ma crediamo che le relazioni più importanti, i delegati sindacali, debbano principalmente averle coi lavoratori e solo in subordine a quest’ultime, con l’azienda e le proprie organizzazioni. Ne consegue, dal nostro punto di vista, che i momenti difficili di relazione coi padroni debbano al contrario essere i momenti in cui i delegati si mantengano saldi al loro posto e ricerchino le possibili soluzioni e la forza per applicarle in coloro che rappresentano, altrimenti si dà l’impressione di trarre il proprio ruolo e la propria importanza dai padroni, anziché dai lavoratori.
Oggi come ieri ci battiamo per una rappresentanza sindacale libera dai ricatti padronali e realmente democratica, dove siano i lavoratori a scegliere i loro rappresentanti.
Poltrone e denaro provenienti dagli enti bilaterali, fiumi di permessi sindacali, spazi esclusivi di affissione e diritti esclusivi d’indizione delle assemblee come di gestione dei licenziamenti e delle conciliazioni, fanno parte di quello che crediamo essere il più grande e proficuo investimento del capitalismo: comprarsi i sindacati per estinguere le lotte.
Noi abbiamo scelto di uscire dal Grand Hotel di lusso e piazzare la nostra tenda fuori dalle stanze del potere per stare insieme ai lavoratori: unica fonte della nostra forza.
Un giorno qualcuno ci disse che dovremmo smetterla di fare i duri e puri e iniziare a sporcarci le mani. Per noi non è una questione di essere o meno “duri e puri”, ma di coerenza e rispetto verso i nostri princìpi. Noi le mani le sporchiamo tutti i giorni: al lavoro 5 giorni alla settimana, e nella nostra attività politica e sindacale  dentro e fuori dalla fabbrica.
Ciò che non vogliamo sporcarci, accettando e legittimando il nefasto accordo sulla rappresentanza, è la coscienza.
I lavoratori iscritti Allca-Cub aderenti al Fronte di Lotta No Austerity