INTERVISTA AD ALBA OPERATRICE SOCIALE NEL MONDO DELL’ACCOGLIENZA ED INTEGRAZIONE

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a cura di Daniele Cofani (gruppo operativo nazionale)

Sono molte le vittime che resistono sotto i colpi del decreto Salvini, a partire dagli immigrati fino ad arrivare agli attivisti e ai lavoratori in lotta, passando però anche attraverso lo smantellamento del sistema di accoglienza e integrazione con il conseguente licenziamento di migliaia lavoratrici e lavoratori del settore.

Ne parliamo con Alba operatrice sociale nel mondo dell’accoglienza ed integrazione che ci ha onorato della sua presenza a Firenze durante la IV conferenza nazionale del Fronte Di Lotta No Austerity, dando un notevole contributo alla discussione proprio durante il dibattito sui decreti Salvini (1 e bis).

Alba, partendo dal racconto della tua specifica esperienza lavorativa, in cui ci potrai esporre in cosa consiste il tuo impegno quotidiano, vorremmo che ci spiegassi poi come le nuove norme adottate dal decreto Salvini stiano ledendo, oltre che la vostra sicurezza lavorativa, anche la vostra dignità non solo di lavoratori ma anche di esseri umani;

Il mestiere dell’operatore dell’accoglienza è una professionalità nuova, non ancora riconosciuta come tale e per la quale non esiste un percorso di studi specifico. Siamo professionisti/e che operano come figure ponte per facilitare l’accesso ai servizi e favorire l’incontro tra i migranti e le comunità locali, accompagnandoli nel loro percorso di sviluppo della propria autonomia, sostenendo in particolare le persone più vulnerabili. Ho scelto questo lavoro, seppur molto poco remunerativo, perché credo che ciò che faccio abbia un valore per la mia crescita, umana prima che professionale, e che mi permetta di contribuire nella costruzione di una società aperta, accogliente e solidale. Gli effetti della Legge Salvini sul mio lavoro sono innumerevoli.

Nell’immediato, hanno contribuito alla chiusura da parte della mia Cooperativa di tutto il settore accoglienza. I nuovi parametri di spesa non sono sostenibili per fare un’accoglienza degna di questo nome e molte Associazioni e Cooperative, soprattutto le più piccole e le più etiche, si sono astenute dal partecipare agli ultimi due bandi che sono andati pressocché deserti. La Prefettura di Firenze è stata costretta a fare due proroghe tecniche mantenendo i parametri antecedenti al decreto per vedere assicurati i posti letto. L’ultima proroga, quella dal 1 Luglio, ha invece tenuto conto del nuovo capitolato di spesa e ha comportato una drastica riduzione del personale (da 3 a un solo operatore fino a 50 migranti), tagli ai servizi essenziali alla persona, dei servizi all’integrazione (l’insegnamento dell’italiano) e drastiche modifiche sulle forniture, che dovranno essere tutte monouso – a evidenziare una gestione emergenziale dell’ immigrazione, in netta contrapposizione con le buone pratiche portate avanti fino ad oggi.

Nel mio specifico caso, vista la chiusura del mio centro prevista per l’11 Luglio, la cooperativa ha optato per delle modifiche contrattuali interne con i proprietari della struttura che gestiscono e dunque, per fortuna, non vi sono state ripercussioni visibili sugli ospiti. A seguito della chiusura del CAS sono stata reclutata allo sgombero di tutte le strutture, senza dispositivi sanitari idonei e in maniera molto pericolosa sia dal punto di vista dell’incolumità che della salute fisica. La maniera approssimativa e – ovviamente – a costo zero in cui in questi giorni sono stati organizzati gli sgomberi, onestamente mi fa vivere un ulteriore forte disagio che si somma a quello della perdita del lavoro e alla mancanza di prospettive che inevitabilmente mi si pone di fronte.

Nell’ascoltare il tuo importante intervento durante la conferenza, è apparsa da subito evidente la portata dell’attacco da parte di questo governo a quella che potrebbe essere considerata come unica ancora di salvataggio per migliaia di immigrati: l’accoglienza e l’integrazione. Secondo la tua esperienza cosa comporterà per gli immigrati, ma anche per gli abitanti nativi, lo smantellamento di questi servizi?

Partendo dalla mia esperienza personale, dal 1° agosto sono disoccupata come lo saranno altre migliaia di colleghe e colleghi. Ma in fondo il lavoro che ho scelto l’ho già perso da mesi.

Se in tutto ciò vogliamo trovare qualcosa di positivo, almeno non sarò costretta ad assistere da vicini ai reali effetti della Legge, che saranno devastanti; si parla di 130.000 richiedenti asilo che saranno fuori dai circuiti di accoglienza. A causa della cancellazione del permesso umanitario infatti, molti di quelli che l’hanno ottenuto, non avranno più diritto all’accesso alla seconda accoglienza ossia allo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Tutto ciò che di buono è stato fatto in questi anni in Toscana, pioniera del modello diffuso applaudito in tutta Italia, andrà progressivamente a scomparire. Il business dell’accoglienza, che pure esiste, non verrà combattuto. Verrà invece lasciato spazio al malaffare e “l’accoglienza”, se ancora così si potrà definire, si configurerà sempre di più come un dispositivo finalizzato alla segregazione e al controllo. Le ripercussioni in termini di costi sociali saranno altissime, con un’impennata nella disoccupazione giovanile e per la dispersione dei migranti sul territorio.

Quindi a breve ci troveremo con migliaia di operatori sociali senza più un posto di lavoro tra cui molti senza nessun sostegno al reddito. Tra le possibili rivendicazioni emerse durante il dibattito c’è stata la proposta di riconversione lavorativa di tutta la filiera: pensi che parallelamente alla battaglia contro i decreti Salvini, la riconversione sia un percorso rivendicativo da sostenere?

Credo che più che di riconversione si debba riconsiderare l’accoglienza come tale, cioè come un servizio essenziale per migranti in transito o richiedenti asilo, con HUB mobili dislocati alle stazioni per l’orientamento al territorio e l’assistenza medica. In tutti i governi che si sono succeduti, da sempre, l’immigrazione non è mai stata vista né considerata come dato strutturale presente in tutte le epoche storiche ma sempre e solo come fenomeno emergenziale da controllare e reprimere.

Sarebbe quindi necessario in primis farne una narrazione reale, diversa. Istituire un sistema di accoglienza permanente e strutturato in Italia come paese di transito, gestito dallo Stato o dalle amministrazioni locali. Non credo, a livello personale, che un’accoglienza efficace e degna di questo nome possa e debba essere gestita dalle Cooperative o dal Terzo settore per conto delle Prefetture, né tanto meno dal volontariato.

Come abbiamo potuto constatare durante tutto il dibattito avvenuto a Firenze, i 2 decreti Salvini vanno a colpire vari strati della nostra classe di riferimento, dove sicuramente gli immigrati rappresentano la parte più debole. Come FLNA siamo da sempre sostenitori dell’unità delle lotte come strumento necessario per combattere ogni tipo di oppressione ed ingiustizia. Anche in questo caso specifico siamo convinti che i lavoratori e gli immigrati debbano trovare nel decreto Salvini il loro unico comune detonatore per organizzare una lotta comune per la sua abolizione. Nel salutarti come gruppo operativo nazionale, concludendo questa importante intervista, ti chiediamo: cosa che ne pensi dell’esperienza Fronte di Lotta No Austerity come strumento di coordinamento e unione delle lotte?

Di fatto è da poco tempo che conosco il Fronte di Lotta No Austerity e chiaramente ne condivido sia gli assunti che gli intendi e, nello specifico, per quanto riguarda i decreti sicurezza Salvini, nella discussione a cui ho partecipato, mi è apparso che sono stati analizzati tutti gli elementi peggiorativi e vessatori che colpiranno fortemente gli immigrati ma anche i lavoratori e gli abitanti di tanti territori abbandonati ormai a loro stessi.

Il Fronte di Lotta No Austerity, nel ringraziare Alba per il suo importantissimo contributo, le vuole esprimere la più sincera solidarietà per il licenziamento subito in un settore che, al momento, a causa dei decreti Salvini, non offre nessuna concreta prospettiva di lavoro, ma a lei come alle tante sue colleghe e colleghi, ci sentiamo di poter dire che il cammino di lotta per l’abolizione di queste leggi infami non cesserà mai di andare avanti.